martedì 25 ottobre 2011
Un film : Il bambino con il pigiama a righe
sabato 22 ottobre 2011
Le cose che fanno la domenica
L'odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L'urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L'elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane.
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L'azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d'oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestiboli.
Le tendine bianche che si muovono al vento.
(Corrado Govoni)
mercoledì 19 ottobre 2011
Teledipendenza
Allo zoo tutti gli animali, chiusi nelle gabbie, piangevano la libertà.
Camminavano incessantemente su e giù per la gabbia, annusavano ovunque cercando un'apertura per fuggire, alcuni addirittura deperivano, perdevano il pelo e l'appetito e si accovacciavano intristiti, senza più muoversi.
Il direttore dello zoo ebbe un'idea. Che cosa fece? Li liberò? No, fece installare in ogni gabbia un televisione che trasmetteva programmi realizzati proprio per loro. Da quel momento la vita cambiò: tutti animali, senza più lamentarsi, cominciarono a seguire le trasmissioni con interesse. Erano documentari sulle savane, le giungle e i deserti da cui provenivano, e a tutti sembrava di viverci di nuovo.
Camminavano incessantemente su e giù per la gabbia, annusavano ovunque cercando un'apertura per fuggire, alcuni addirittura deperivano, perdevano il pelo e l'appetito e si accovacciavano intristiti, senza più muoversi.
Il direttore dello zoo ebbe un'idea. Che cosa fece? Li liberò? No, fece installare in ogni gabbia un televisione che trasmetteva programmi realizzati proprio per loro. Da quel momento la vita cambiò: tutti animali, senza più lamentarsi, cominciarono a seguire le trasmissioni con interesse. Erano documentari sulle savane, le giungle e i deserti da cui provenivano, e a tutti sembrava di viverci di nuovo.
Naturalmente le trasmissioni avevano effetti diversi: per antilopi e zebre i documentari sui leoni erano i film del terrore; per i leoni, quelli su antilopi e zebre erano "programmi aperitivi".
Insomma, tutti erano interessati ai programmi e trascorrevano la giornata davanti al video.
Il direttore volle fare di più: ideò degli sceneggiati che ebbero un enorme successo. Si intitolavano: "Come ingannare il cacciatore","Il giorno che mi mangiai il domatore", e altri ancora. Gli animali, sognando a occhi aperti, si immedesimarono nei protagonisti, battevano le zampe, facevano il tifo.
Per perfezionare la sua idea, il direttore commissionò una nuova serie di telefilm dal titolo "Com'è bello vivere in gabbia", nei quali si magnificava la bellezza della vita nello zoo, e quanto faceva bene alla salute, alla sicurezza e alla libertà.
A vederli, gli animali si commuovevano addirittura: - Eh, sì - dicevano siamo proprio fortunati a vivere in gabbia...
(Marcello Argilli)Insomma, tutti erano interessati ai programmi e trascorrevano la giornata davanti al video.
Il direttore volle fare di più: ideò degli sceneggiati che ebbero un enorme successo. Si intitolavano: "Come ingannare il cacciatore","Il giorno che mi mangiai il domatore", e altri ancora. Gli animali, sognando a occhi aperti, si immedesimarono nei protagonisti, battevano le zampe, facevano il tifo.
Per perfezionare la sua idea, il direttore commissionò una nuova serie di telefilm dal titolo "Com'è bello vivere in gabbia", nei quali si magnificava la bellezza della vita nello zoo, e quanto faceva bene alla salute, alla sicurezza e alla libertà.
A vederli, gli animali si commuovevano addirittura: - Eh, sì - dicevano siamo proprio fortunati a vivere in gabbia...
Il principe che sposò una rana
C'era una volta un Re che aveva tre figli in età da prender moglie. Perché non sorgessero rivalità sulla scelta delle tre spose, disse:
- Tirate con la fionda più lontano che potete: dove cadrà la pietra là prenderete moglie.
I tre figli presero le fionde e tirarono. Il più grande tirò e la pietra arrivo sul tetto di un Forno ed egli ebbe la fornaia.
Il secondo tirò e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice. Al più piccino la pietra cascò in un fosso.
Appena tirato ognuno correva a portare l'anello alla fidanzata.
Il più grande trovò una giovinotta bella soffice come una focaccia, il mezzano una pallidina, fina come un filo, e il più piccino, guarda guarda in quel fosso, non ci trovò che una rana.
Tornarono dal Re a dire delle loro fidanzate.
- Ora - disse il Re - chi ha la sposa migliore erediterà il regno. Facciamo le prove - e diede a ognuno della canapa perché gliela riportassero di lì a tre giorni filata dalle fidanzate, per vedere chi filava meglio.
I figli andarono delle fidanzate e si raccomandarono che filassero a puntino; e il più piccolo tutto mortificato, con quella canapa in mano, se ne andò sul ciglio del fosso e si mise a chiamare:
- Rana, rana!
- Chi mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama , m'amerà quando bella mi vedrà.
E la rana salto fuori dall'acqua su una foglia.
Il figlio del Re le diede la canapa e disse che sarebbe ripassato a prenderla filata dopo tre giorni.
Dopo tre giorni i fratelli maggiori corsero tutti ansiosi dalla fornaia e dalla tessitrice a ritirare la canapa.
La fornaia aveva fatto un bel lavoro, ma la tessitrice - era il suo mestiere - l'aveva filata che pareva seta.
E il più piccino? Andò al fosso:
- Rana, rana!
- Chi mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama , m'amerà quando bella mi vedrà.
Saltò su una foglia e aveva in bocca una noce.
Lui si vergognava un po' di andare dal padre con una noce mentre i fratelli avevano portato la canapa filata; ma si fecero coraggio e andò.
Il Re che aveva già guardato per dritto e per traverso il lavoro della fornaia e della tessitrice, aperse la noce del più piccino, e intanto i fratelli sghignazzavano.
Aperta la noce ne venne fuori una tela così fina che pareva tela di ragno, e tira tira, spiega spiega, non finiva mai , e tutta la sala del trono ne era invasa.
"Ma questa tela non finisce mai!" disse il Re, e appena dette queste parole la tela finì.
Il padre, a quest'idea che una rana diventasse regina, non voleva rassegnarsi.
Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre figli: - Portateli alle vostre fidanzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l'avrà allevato meglio sarà regina.
Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso grande e grosso, perché il pane non gli era mancato; quella della tessitrice, tenuto più a stecchetto, era venuto un famelico mastino. Il più piccino arrivò con una cassettina, il Re aperse la cassettina e ne uscì un barboncino infiocchettato, pettinato, profumato, che stava ritto sulle zampe di dietro e sapeva fare gli esercizi militari e far di conto.
E il Re disse: - Non c'è dubbio; sarà re mio figlio minore e la rana sarà regina.
Furono stabilite le nozze, tutti e tre i fratelli lo stesso giorno.
I fratelli maggiori andarono a prendere le spose con carrozze infiorate tirate da quattro cavalli, e le spose salirono tutte cariche di piume e di gioielli.
Il più piccino andò al fosso, e la rana l'aspettava in una carrozza fatta d'una foglia di fico tirata da quattro lumache.
Presero ad andare: lui andava avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia con la rana. Ogni tanto si fermava ad aspettare, e una volta si addormentò.
Quando si svegliò, gli s'era fermata davanti una carrozza d'oro, imbottita di velluto, con due cavalli bianchi e dentro c'era una ragazza bella come il sole con un abito verde smeraldo.
- Chi siete? - disse il figlio minore.
- Sono la rana -, e siccome lui non ci voleva credere, la ragazza aperse uno scrigno dove c'era la foglia di fico, la pelle della rana e quattro gusci di lumaca.
- Ero una Principessa trasformata in rana, solo se un figlio di Re acconsentiva a sposarmi senza sapere che ero bella avrei ripreso la forma umana.
Il Re fu tutto contento e ai figli maggiori che si rodevano d'invidia disse che chi non era neanche capace di scegliere la moglie non meritava la Corona.
Re e regina diventarono il più piccino e la sua sposa.
(Italo Calvino)
lunedì 17 ottobre 2011
Il segreto del Colosseo
Questa è una storia vera. Un passero cresceva in casa di un vigile urbano amico mio. Lo aveva trovato per terra presso il capolinea del 28 una mattina presto: doveva essere caduto dal nido, perché non sapeva volare.
Il vigile lo portò a casa, lo nutrì, gli fece il nido in un vecchio kepì di sughero, di quelli che i vigili portano d’estate. Lo chiamò Sasà e gli voleva un gran bene.
Anche il passero gliene voleva. Per esempio, se squillava il campanello e qualcuno entrava in casa, il passero continuava tranquillamente a fare quel che stava facendo: passeggiare sotto il tavolo, becchettare in cucina, esplorare sotto i mobili; ma se entrava il vigile, il passero correva alla porta cinguettando per dargli il benvenuto. Quando la famiglia andava a tavola, il passero s’accoccolava vicino al piatto del vigile e gli beccava i piselli dello spezzatino.
Il vigile aveva un bambino di nome Roberto. Anche Roberto voleva bene al passero e il passero gli voleva bene, ma non come al padre.
Una mattina Sasà fu trovato morto e Roberto scoppiò in lacrime.
- Non piangere, - gli disse il padre. – Ora mettiamo Sasà in questa scatoletta. Tu sta’ attento che nessuno lo tocchi, e dopo pranzo lo portiamo a seppellirlo.
Alle due il vigile tornò dal suo lavoro; pranzò con la famiglia, poi, siccome aveva mezza giornata di libertà, prese Roberto per mano, si mise in tasca la scatoletta con il povero Sasà e uscì. Prima però aveva involtato la scatoletta in un robusto foglio di carta da zucchero e l’aveva legata con uno spago in croce.
- Vieni, - disse a Roberto.
- Dove lo portiamo? - domandò il bambino. – Al cimitero?
- No, là non ce lo lasciano mettere. E poi è un passero: sotto terra non ci starebbe bene.
- Allora dove?
- Vedrai, - disse il vigile.
Montarono su un filobus; scesero in centro; aspettarono un autobus e con questo arrivarono fino in piazza del Colosseo.
Roberto non aveva mai visto il Colosseo e gli parve così grande che non ci stava negli occhi.
Padre e figlio entrarono al Colosseo, fecero il giro della vasta arena su cui un tempo combattevano leoni e gladiatori, salirono sulla prima galleria dove c’è il palco dell’imperatore, salirono sulla seconda galleria e poi sul terrazzino più alto. Di lassù si vedeva tutto l’interno del Colosseo e si respirava un’aria così forte che dava le vertigini.
Il vigile si guardò attorno per assicurarsi che i guardiani non lo stessero spiando; poi si tolse la scatoletta di tasca, la infilò in una fenditura tra due massi e la ricoperse di terriccio e di calcinacci grattati lì intorno.
Ogni volta che vado al Colosseo mi fermo a guadare i turisti di tutto il mondo che scattano fotografie e si fanno spiegare dai ciceroni i gladiatori, i leoni, i cristiani, gli imperatori, e via dicendo.
E mi viene un po’ da ridere a pensare che la cosa più curiosa e gentile di tutto il Colosseo, che è così grosso e così vecchio, è un piccolo passero sepolto lassù lassù nella sua scatoletta avvolta nella carta da zucchero.
In ogni cosa c’è sempre un piccolo segreto che i ciceroni non conoscono.
Il vigile lo portò a casa, lo nutrì, gli fece il nido in un vecchio kepì di sughero, di quelli che i vigili portano d’estate. Lo chiamò Sasà e gli voleva un gran bene.
Anche il passero gliene voleva. Per esempio, se squillava il campanello e qualcuno entrava in casa, il passero continuava tranquillamente a fare quel che stava facendo: passeggiare sotto il tavolo, becchettare in cucina, esplorare sotto i mobili; ma se entrava il vigile, il passero correva alla porta cinguettando per dargli il benvenuto. Quando la famiglia andava a tavola, il passero s’accoccolava vicino al piatto del vigile e gli beccava i piselli dello spezzatino.
Il vigile aveva un bambino di nome Roberto. Anche Roberto voleva bene al passero e il passero gli voleva bene, ma non come al padre.
Una mattina Sasà fu trovato morto e Roberto scoppiò in lacrime.
- Non piangere, - gli disse il padre. – Ora mettiamo Sasà in questa scatoletta. Tu sta’ attento che nessuno lo tocchi, e dopo pranzo lo portiamo a seppellirlo.
Alle due il vigile tornò dal suo lavoro; pranzò con la famiglia, poi, siccome aveva mezza giornata di libertà, prese Roberto per mano, si mise in tasca la scatoletta con il povero Sasà e uscì. Prima però aveva involtato la scatoletta in un robusto foglio di carta da zucchero e l’aveva legata con uno spago in croce.
- Vieni, - disse a Roberto.
- Dove lo portiamo? - domandò il bambino. – Al cimitero?
- No, là non ce lo lasciano mettere. E poi è un passero: sotto terra non ci starebbe bene.
- Allora dove?
- Vedrai, - disse il vigile.
Montarono su un filobus; scesero in centro; aspettarono un autobus e con questo arrivarono fino in piazza del Colosseo.
Roberto non aveva mai visto il Colosseo e gli parve così grande che non ci stava negli occhi.
Padre e figlio entrarono al Colosseo, fecero il giro della vasta arena su cui un tempo combattevano leoni e gladiatori, salirono sulla prima galleria dove c’è il palco dell’imperatore, salirono sulla seconda galleria e poi sul terrazzino più alto. Di lassù si vedeva tutto l’interno del Colosseo e si respirava un’aria così forte che dava le vertigini.
Il vigile si guardò attorno per assicurarsi che i guardiani non lo stessero spiando; poi si tolse la scatoletta di tasca, la infilò in una fenditura tra due massi e la ricoperse di terriccio e di calcinacci grattati lì intorno.
Ogni volta che vado al Colosseo mi fermo a guadare i turisti di tutto il mondo che scattano fotografie e si fanno spiegare dai ciceroni i gladiatori, i leoni, i cristiani, gli imperatori, e via dicendo.
E mi viene un po’ da ridere a pensare che la cosa più curiosa e gentile di tutto il Colosseo, che è così grosso e così vecchio, è un piccolo passero sepolto lassù lassù nella sua scatoletta avvolta nella carta da zucchero.
In ogni cosa c’è sempre un piccolo segreto che i ciceroni non conoscono.
L'amicizia
Preparate un’esposizione orale con l’aiuto delle domande :
1. Avete molti amici? Avete un amico/un’amica del cuore?
2. Come avete conosciuto il vostro miglior amico / la vostra migliore amica?
3. Potete descriverlo/descriverla?
4. Quali sono le qualità che un amico/un’amica deve possedere?
5. Cosa non perdonereste mai ad un amico/un’amica?
6. Come passate il tempo quando siete insieme? Quali interessi condividete?
7. Cosa bisogna fare per mantenere un’amicizia?
8. “Chi trova un amico trova un tesoro”, siete d'accordo ?
L'alimentazione
Preparate un’esposizione orale con l’aiuto delle domande :
1. Quali sono i pasti della giornata ?
2. A che ora mangiate a mezzogiorno? A che ora cenate la sera?
3. Cosa mangiate abitualmente a colazione?
4. Cosa mangiate a merenda?
5. Preferite la carne o il pesce?
6. Vi piacciono le verdure? Quali?
7. Quali sono i frutti che preferite? Quali altri frutti conoscete ?
8. Vi piacciono i dolci ? Quali ?
9. Quali alimenti che vi piacciono di più?
10.Quali alimenti non vi piacciono?
11. Quali piatti sapete preparare?
12. Quali sono i piatti tipici della vostra regione ? E del vostro Paese ?
13. Conoscete dei piatti tradizionali italiani ? Quali?
14. Bisogna « vivere per mangiare » o « mangiare per vivere » ? Qual’è il senso di queste due espressioni ?
domenica 16 ottobre 2011
La famiglia
Preparate un’esposizione orale con l’aiuto delle domande :
- Quali sono i membri della vostra famiglia?
- Se avete fratelli o sorelle, quanti anni hanno? Andate d’accordo? Cosa fanno (studio, lavoro…)?
- Con quale membro della famiglia vi intendete maggiormente ?
- Avete dei nonni? Raccontate qualcosa
- Parlate di un’attività che vi piace fare con uno dei membri della famiglia o tutti insieme.
- Raccontate un avvenimento simpatico o una giornata speciale passata in famiglia.
La casa
Preparate un’esposizione orale con l’aiuto delle domande :
- Dove si trova la vostra abitazione (mare,montagna,campagne,centro…)?
- Definite il vostro quartiere con tre aggettivi
- Chi sono i vostri vicini?
- Descrivete il vostro appartamento/la vostra casa dall’esterno
- Quali sono le stanze del vostro appartamento/della vostra casa?
- Qual è la vostra stanza preferita? Descrivetela e dite perché vi piace tanto.
- Descrivete la vostra camera da letto. Quali oggetti ci sono?
- La vostra casa ideale : Dove sarà situata? Come sarà?
Presentarsi
Preparate un’esposizione orale con l’aiuto delle domande :
- Come vi chiamate ? Quanti anni avete? Dove abitate?
- Avete fratelli o sorelle o siete figlio/a unico/a?
- Quando siete nati (giorno, mese, anno) ? Conoscete il vostro segno zodiacale?
- Quali sono gli aggettivi che vi definiscono meglio?
- Gusti e preferenze… Cosa vi piace veramente e cosa detestate profondamente?
- A parte i vostri genitori, qual è la persona che rispettate maggiormente e di cui vi fidate?
- Dite tre cose che sapete fare piuttosto bene
- Dite tre cose che non sapete assolutamente fare
- Dite tre cose che volete assolutamente fare durante la vostra vita
- Raccontate un aneddoto divertente della vostra infanzia
- Come immaginate la vostra vita fra dieci anni ? Dove? Con chi?
sabato 15 ottobre 2011
La ghigliottina
Questo gioco si chiama “ghigliottina”. Si propongono 5 parole e bisogna trovare 1 parola che abbia relazione con tutte e cinque.
Ecco 30 “ghigliottine” – Per la soluzione guardate nei commenti.
1. Apostrofo Francese Giuda Perugia Addio | 2. Tavola Stazione Linea Famiglia Lavoro | 3. Diritti Nevi Ragno Primitivo Nero |
4. Nero Sport Macchiato Marocchino Chicco | 5. Studio Libro Pieno Coda Accademico | 6. Pasto Virus Stress Dolorifico Camera |
7. Anonima 22 Tradurre Muta Aperta | 8. Ferro Carnevale Cinema Ballo Gettare | 9. Fulmine Stato Sonno Testa Strega |
10. Medaglia Nero Febbre Mattino Sogni | 11. Logico Elettrico Perdere Discorso Seta | 12. Scrivere Uccello Sfera Pasta Cappello |
13. Latte Giudizio Corona Avvelenato Pasta | 14. Mano Piede Corrente Vento Soffitto | 15. Sotto Perdere Discorso Salto Bicchiere |
16. Seconda Dare Partita Morta Stretta | 17. Segnale Andare Arrosto Passivo Londra | 18. Stretto Morti Sospiri Aereo Denti |
19. Notizie Gas Prigione Cervelli Toccata | 20. Vento Ordine Gioco Chiave Difficili | 21. Nudo Denari Sole Minore Guercio |
22. Bianca Tarda Consiglio Blu Tempi | 23. Genova Vino Armi Nave Franco | 24. Animale Fila Occhio Titolo Gambe |
25. Prendere Porco Pianta Libero Misura | 26. Studio Viaggio Nera Indice Ghiaccio | 27. Roma Radetzky Indietro Cambiare Trionfale |
28. Amico Arma Passione Segno Paglia | 29. Cannone Calcio Neve Lardo Biliardo | 30. Tecnico Istituzionale Balneare Termine Presidente |
martedì 11 ottobre 2011
Canzoni d' a-mare !
Negli anni Sessanta in Italia finisce il periodo del "dopoguerra".
La televisione entra progressivamente in ogni casa, l'automobile non è più un lusso per pochi, i "giovani" si trasformano per la prima volta in una categoria di consumatori, specialmente di musica. E le vacanze, che una volta esistevano solo per l'alta borghesia, pian piano cominciano a diventare "vacanze di massa".
Con le vacanze nasce la "musica da spiaggia": canzoni che accompagnano la stagione estiva, i balli della sera, l'amore del mese di agosto.
Canzoni che rappresentano un determinato anno, insomma: come questaAbbronzatissima del 1963, di Edoardo Vianello (una canzone leggerissima certo, ma i più bravi ascoltatori riconosceranno l'arrangiamento di Ennio Morricone, in quella battuta iniziale "a...a...a...a... abbronzatissima" tipica trovata del grande musicista)
http://youtu.be/yXrG_-rr4GA
Ma proprio negli anni Sessanta, anni di allegria e spensieratezza secondo gli stereotipi della storia d'Italia, nasce anche la canzone d'autore, la canzone impegnata, seria, poetica e magari un po' esistenzialista. E nasce proprio con una "canzone da spiaggia", certo più raffinata e intellettuale delle solite, ma di grandissimo successo nei Jukebox e sulle piste da ballo. Si tratta di Sapore di sale, di Gino Paoli, 1963.
http://youtu.be/J8so9e0bFnk
Non è che la canzone d'autore comunque abbia cancellato le canzoni allegre, disimpegnate e da ballo!
Anzi, il ritornello sull'abbronzatura è sempre più di moda e nel 1964 ecco il grande successo di Sei diventata nera dei Los Marcellos Ferial.
Anzi, il ritornello sull'abbronzatura è sempre più di moda e nel 1964 ecco il grande successo di Sei diventata nera dei Los Marcellos Ferial.
Chissà... forse gli italiani, un popolo di tradizione contadina, abituati ad avere la pelle bruciata dal sole dopo ore e ore di lavoro nei campi, per la prima volta nella loro storia si ritrovano a cercare l'abbronzatura sulle spiagge e quasi non riescono a crederci!
Dettaglio: i Los Marcellos Ferial erano un gruppo italianissimo. Ma il nome spagnolo dava un fascino esotico particolarmente adatto a chi era alla ricerca di successo "estivo". E ancora oggi lo spagnolo (e il ritmo latino-americano certo) suona particolarmente adatto alla "canzone da spiaggia".
http://youtu.be/mhLnxiSxp24
Abbiamo già detto che la lingua spagnola e il ritmo latino-americano sono percepiti come particolarmente adatti a evocare vacanze al mare.
Così, durante gli "Stupidi Anni Ottanta" (precisamente nel 1983) un duo di cantanti, i Righeira, italianissimi ovviamente, raggiunge un successo incredibile con questa canzone: Vamos a la playa.
Ancora oggi l'espressione Vamos a la playa fa parte del bagaglio di frasi fatte e modi di dire degli italiani.
http://youtu.be/qCVQpcY1au4
Ma perfino in quelli che abbiamo scherzosamente definito "gli Stupidi Anni Ottanta" la canzone d'autore mantiene il suo ruolo. E nel 1982 ecco arrivare forse l'ultima canzone "da spiaggia" scritta da un autore considerato prestigioso, Franco Battiato, e cantata da una cantante che aveva voce davvero particolare, Giuni Russo.
La canzone è Un'estate al mare.
http://youtu.be/TnRI-gTyS6k
Nel 1985 ancora una "canzone da spiaggia" dei Righeira, una canzone dedicata stavolta all'estate che finisce e all'amore estivo che naturalmente non scorderemo mai. E con L'estate sta finendo finiscono forse anche le "canzoni da spiaggia".
Dagli anni Novanta i successi dell'estate sono i normali successi internazionali. Finisce forse l'idea stessa di vacanza così come era stata per vent'anni e comincia un nuovo modo di immaginare il tempo libero. E spariscono anche i cantanti come i Righeira.
http://youtu.be/7Z-bmmuAY-w
Cosa resta quindi delle "canzoni d'estate" della seconda metà del XX secolo?
Be', oltre a quelle riportate in questa lettura ce ne sono certo molte altre: ma, se proprio dovessimo pensare alla canzone di maggior successo degli ultimi cinquant'anni e collegata al mare, al sole e alle vacanze estive, non avremmo dubbi. Penseremmo subito a Questo piccolo grande amore (1972), di Claudio Baglioni, che comincia proprio con il rumore delle onde del mare che si infrangono sulla spiaggia.
http://youtu.be/XB4a66X2QVEBe', oltre a quelle riportate in questa lettura ce ne sono certo molte altre: ma, se proprio dovessimo pensare alla canzone di maggior successo degli ultimi cinquant'anni e collegata al mare, al sole e alle vacanze estive, non avremmo dubbi. Penseremmo subito a Questo piccolo grande amore (1972), di Claudio Baglioni, che comincia proprio con il rumore delle onde del mare che si infrangono sulla spiaggia.
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